Presentati i due progetti per la nuova cava e il centro commerciale nella zona di Curogna.

Presentati in sordina, in orari poco compatibili con la possibilità per i cittadini di partecipare. Orari che Arianova aveva chiesto al Comune di spostare alla sera ma senza ottenere risposta. Al di là degli addetti ai lavori, dei rappresentanti del Comune, della minoranza e di Arianova, i cittadini presenti erano davvero pochi. Per questa ragione ora chi tiene all’informazione e alla trasparenza dovrà assumersi il compito di informare davvero i cittadini, sostituendosi al Comune e ai promotori. La presentazione dei due progetti da parte della ditta Emaprice di Cavaso, ha confermato i nostri timori.

Le due opere incideranno pesantemente sul nostro territorio, andando a pesare ulteriormente in un’area già segnata da evidenti segni di degrado.

Per quanto riguarda la Cava “Val Grande”, il progetto prende spunto dalla presunta necessità di contenere le piene del Curogna. Per tale ragione si è pensato di scavare di un “bacino di laminazione” movimentando 1 milione e mezzo di metri cubi di terra, di cui 600 mila di argilla che sarà poi venduta. Per creare il bacino, oltre a scavare per 10-15 metri sotto il piano campagna, si ritiene necessario anche abbassare una collina. Il cantiere procederà per lotti e durerà 10 anni, di norma poi prorogabili. L’opera distruggerebbe un’area valliva e collinare di 144.000 mq compresa fra la Cava si a sinistra del guado della strada dei Fanghi e la Fornace di Curogna, con grave impatto ambientale per una zona già devastata da 7 cave. Di queste ben 5 sono ancora attive e nelle due dismesse – giusto per non farci mancare nulla – c’è una discarica pericolosa. Definiamo “presunta” la necessità del bacino di laminazione perché dalla presentazione è emerso in modo lampante che la capienza del bacino stesso è del tutto insufficiente a contenere una piena del torrente, che invece trova proprio in quell’area, un ampio bacino naturale di espansione.

E’ evidente che ai promotori non interessa nulla la difesa e la valorizzazione del nostro territorio ma – dato che è logico che imprenditore privato che viene da fuori Comune guardi solo al suo tornaconto – è preoccupante invece che il Comune e il Genio civile si prestino a giochetti che pensavamo ormai relegati agli anni ’80 della prima repubblica.

Per quanto riguarda il progetto del centro commerciale, opera sempre firmata dalla ditta Emaprice di Cavaso, dobbiamo sottolineare la pochezza dell’idea. Ormai tutti – a parole – si dicono convinti che in Veneto si è esagerato con i centri commerciali, cattedrali di cemento, che servono solo a fare strage del piccolo e medio commercio diffuso, ad aumentare il traffico, a togliere identità al territorio. Se si vuole fare un centro commerciale moderno, oggi si tenta almeno di presentare progetti che diano in vero servizio alla comunità abbinandolo a parcheggi interrati, intermodalità con il trasporto pubblico oppure alla sistemazione della viabilità secondaria. Il tratto di Feltrina prospiciente la zona industriale conta 9 pericolosi accessi a raso, in meno di un chilometro. A questi si aggiungerà ora anche una rotatoria. Si fosse almeno messo mano alla razionalizzazione di questa situazione con una viabilità secondaria adeguata. Nulla. Si fossero almeno realizzati parcheggi interrati. Nulla. Questo centro commerciale, porterà solo maggiore congestione del traffico, altro inquinamento e un danno mortale a numerose attività commerciali gestiti dai nostri concittadini. In cambio di tutto ciò è ben poca cosa l’ampliamento della scuola elementare offerto in cambio alla nostra comunità. Perline di vetro, come quelle che i ricchi colonialisti offrivano ai selvaggi ignari del vero valore della terra che si facevano rubare.

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