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COGENERATORE GASROM – LA GRAVISSIMA DECISIONE DEL SINDACO DI NON RICORRERE SPIANA LA STRADA AD UNA NUOVA FONTE DI INQUINAMENTO

Il Sindaco di Pederobba Marco Turato ha deciso di non ricorrere al Consiglio di Stato contro la decisione del TAR relativa all’impianto di cogenerazione a biomassa della Gasrom ubicato in un ambito di tutela paesaggistica e ambientale dei Colli di Onigo, a Curogna, a cavallo tra i comuni di Pederobba e Cavaso.

Arianova condanna fermamente la decisione del Sindaco di lasciar scadere i termini per il ricorso al Consiglio di Stato nel più assoluto silenzio, senza che vi sia stato nessun confronto con i cittadini, con la consulta ambiente e con il Consiglio Comunale.

Ora si verificherà un ulteriore forte aumento delle emissioni di inquinanti, altri rischi sanitari per la popolazione, altri danni per ambientali. Questa volta i danni saranno anche visibili perché il cogeneratore e la parte finale della Valcavasia e Curogna saranno per tutto l’anno costantemente avvolti da una nuvola di inquinati, polveri e vapore acqueo ben visibile anche a grande distanza. Un danno di immagine anche per il nostro territorio e i nostri prodotti di eccellenza.

L’impianto di cogenerazione a biomasse della Gasrom avrà infatti un impatto enorme perché brucerà 18 tonnellate al giorno di legna vergine, lavorazioni verdi e scarti agricoli per almeno 11 mesi all’anno per 15 anni. Un inquinamento pari a quello – per dare l’idea – di 2000 case che bruciano ciascuna 30 quintali di legna ogni anno. Le famiglie, però, non sprecano energia, come invece farà Gasrom, che dissiperà in ambiente buona parte dell’energia termica prodotta.

Il progetto Gasrom non prevedere un credibile piano di approvvigionamento capace di quantificare le disponibilità locali di biomasse, di determinare l’estensione del bacino di raccolta, di delimitarne i confini e in maniera plausibile di dimostrare la sostenibilità finanziaria e la convenienza economica. Ciò lascia aperta la possibilità che il combustibile arrivi anche da lontano e con origine e qualità non certificabili. Cosa bruceranno? Magari tralci di viti pieni di pesticidi che bruciati si trasformano in diossine?

Il Piano di approvvigionamento inoltre, era un elemento imprescindibile per concedere l’autorizzazione e quindi le possibilità di vincere il ricorso c’erano. Con questa decisione di non ricorrere abbiamo rinunciato all’ultima possibilità che c’era di bloccare definitivamente l’impianto e ora l’unica certezza nuove pesanti emissioni inquinanti a Curogna, Pederobba e in tutta la Valcavasia.

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